Bravi ragazzi.
Negli anni ’50 / ’60 Mercato S. Severino, pur contando poco più di diecimila abitanti, era diviso in rioni: ‘e palazzine, ‘a stazione, S. Giuvanne, ‘o mercato d’ ‘a menesta, ‘o mercato d’ ‘e vacche, ‘o munumento, ‘o vico d’ ‘e monache, e il mio: ‘o Ponte ‘e Zi rocco.
Nessuno di noi “Bravi Ragazzi” pesava, economicamente parlando, sulle spese familiari, capaci di provvedere giornaliermente ai ridotti ma sufficienti bisogni personali. La frutta ci veniva, gentilmente offerta, d’ ‘a terra ‘e Jolanda (appropriazione indebita con destrezza e rischio). Le piccole somme necessarie per acquisti alimentari (Tom triangolare, con nocciole e cioccolato) ‘nda “Cerasielle” erano proventi di raccolta alluminio e fierre viecchie ‘ndo sciumo; vendita di salvadanai di legno (‘ cascetelle), che avevamo imparato a fabbricare nella falegnameria di Aniello nel vicolo Sica.
La cena serale era costituita da prelibatezze arrostite sui carboni, spighe di grano, ancora tenere, sempre offerte dalla solita terra (con rapida destrezza).
Il divertimento era costituito dall’antenato dell’attuale “skateboard”, meglio noto come “carruoccio” o “monopattino”.
Con le monete fuori corso del “ventennio”, meglio conosciute come e “quatte sorde” si giocava “azzeccà e piglià, a seguire 51 (a nascondino con possibilità di salvare tutti i partecipanti perdenti); ‘o scuoppo con le figurine dei calciatori; criscemuntone; scave scavarotte, mazza e piveze; tiro alle noci, con la noce “menarchia”, usata per abbattere le noci poste su un cumuletto di terra, e cosi via.

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